_ scritto il 31.05.2013 alle ore 13:02 _
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Pagherei oro per entrare qualche giorno nelle famiglie di quei ragazzi che, giorno dopo giorno, mese dopo mese, sgretolano a tal punto la vita del capro espiatorio di turno da logorarlo nel profondo e spingerlo ad
atti così estremi da toglierti il fiato. Pagherei oro per entrarci, perché solo allora verrebbe davvero fuori la pletora di insegnamenti, battute dette distrattamente, allusioni e pseudo-morale che, come un puzzle composto da piccolissimi pezzi, contribuisce a modellare il carattere, le idee e le convinzioni di un figlio. Tragedie personali come questa sono figlie di preconcetti e omo/xenofobia che un genitore ha il dovere di combattere o, se proprio non ci riesce, di tenere fuori dalla portata della sua prole.
Spingere qualcuno al suicidio per reiterati comportamenti di natura persecutoria e non accorgersene, o fare finta di non accorgersene, è qualcosa che va al di là del bullismo o della tipica "cattiveria intrinseca" di quell'età (con cui tutti, bene o male, abbiamo fatto i conti). E' qualcosa di disumano, cresciuto quotidianamente e alimentato in prima istanza tra le mura domestiche.
Abbiatene consapevolezza ogni volta che aprite bocca davanti a vostro figlio.