_ scritto il 04.12.2013 alle ore 15:35 _
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In
questo articolo il buon Capriccioli dice sostanzialmente che il matrimonio di Tizio con Caio non dovrebbe riguardare il singolo cittadino, perché
"la sua benevolenza o la sua insofferenza verso le scelte di individui che non hanno niente a che vedere con lui non dovrebbero assumere la dignità necessaria per essere erette al rango di legge".
Capisco perfettamente il punto di vista: anche a me fa girare parecchio le palle il fatto che una minoranza di individui a cui non vanno a genio le persone omosessuali - per i più disparati motivi, tutti, ci mancherebbe altro, legittimi sebbene dal sottoscritto non condivisi nella maniera più assoluta - possa decidere se un'altra minoranza di individui ha o non ha il diritto di sposarsi. Ma credo che il matrimonio non sia da considerarsi un affare privato
in toto. Temo che la componente pubblica del matrimonio (da cui derivano diritti, detrazioni fiscali, pensione di reversibilità, agevolazioni sui mutui, e via dicendo) sia una questione che riguarda tutti i cittadini che fanno parte di quella società, e che questi abbiano diritto - qualora se ne dovesse presentare necessità - ad esprimere la loro opinione in merito.
C'è davvero poco da fare. I cittadini croati omosessuali si sono purtroppo ritrovati in un
paese che non accetta la loro unione civile, è un dato di fatto. Personalmente sarei ben felice che parte dei soldi che verso per la collettività si trasformino in diritti e sussidi per coppie omosessuali, ma altri cittadini possono non pensarla così, e la loro opinione vale come la mia - per quanto sbagliata possa ritenersi a livello etico e/o morale.
Questo, tra l'altro, è uno dei motivi per cui ho sempre una notevole paura dei referendum - e in generale dell'opinione della massa - in un paese come il nostro, in cui l'ignoranza, la scarsa cultura e la malainformazione la fanno da padrone. A
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