_ scritto il 18.01.2014 alle ore 17:46 _
6581 letture
E poi capita che un amico ti consiglia un libro, "leggilo e poi mi dirai...". Così, di sfuggita. E capita che quel libro inizi a leggerlo e, pagina dopo pagina, senti crescere lentamente la consapevolezza che quello che tieni tra le mani non è un semplice romanzo fantasy. E' qualcosa di più, molto di più.
"Il Nome del Vento" rasenta la perfezione. So che può sembrare esagerato, ma me ne assumo tutta la responsabilità. Ogni dannata cosa in questo libro è esattamente dove dovrebbe essere: una moltitudine di personaggi complessi ma al tempo stesso caratterizzati a regola d'arte; un mondo vasto, intricato e misterioso quanto basta, accattivante ma al contempo così cristallino che non faticherete minimamente a dipingere nella vostra testa; accadimenti, introspezioni, pause e colpi di scena, tutti dosati minuziosamente da quella che sembra la mano di un farmacista veterano; atmosfera avvolgente e in grado di farti sentire a tuo agio, come fossi a casa davanti al camino acceso con un bicchiere di tè in mano. Inoltre la capacità descrittiva di Rothfuss è così fluida che solo dopo aver terminato l'ultima pagina ti accorgi di quanto maniacale sia stato il lavoro di stesura. Un libro
maestoso, poetico e avvincente come questo è un'opera d'arte che dev'essere costata all'autore anni di perfezionamento e studio.
Se volete, ad un'occhiata superficiale, qualche analogia con opere già esistenti si può trovare - complice anche il fatto che il filone di appartenenza è davvero saturo - pur evitando di incappare nei cliché più stereotipati dell'immaginario fantasy, quali draghi, elfi, nani, palle di fuoco e via discorrendo. Ma la cosa stupefacente è il modo in cui Rothfuss riesce a far sembrare originale anche la scoperta dell'acqua calda, elevandola un gradino più in alto, mostrandotela da un punto di vista che non avevi considerato o semplicemente arricchendola a tal punto da farla diventare interessante, nonostante si tratti in fondo di semplice acqua calda. Nel libro troverete quindi mitologia, strane creature, scuole, bassifondi, alchimia, magia, musica, amore e odio, conflitti, sotterfugi, rivalità e tante altre cose che pensavate di conoscere a menadito, ma che qui assumono un sapore completamente diverso.
Era lì da sempre, quel sapore, ma non ve ne eravate mai accorti.
"Ho sottratto principesse a re dormienti nei tumuli. Ho ridotto in cenere la città di Trebon. Ho passato la notte con Felurian e me ne sono andato sia con la vita, sia con la sanità mentale. Sono stato espulso dall'Accademia a un'età inferiore a quella in cui la maggior parte della gente viene ammessa. Ho percorso alla luce della luna sentieri di cui altri temono di parlare durante il giorno. Ho parlato a dèi, amato donne e scritto canzoni che fanno commuovere i menestrelli. Potresti aver sentito parlare di me."
La trilogia di cui "Il Nome del Vento" è la prima parte, narra la storia di Kote, un ordinario locandiere che cela però un eroico e avventuroso passato. Ed è proprio la sua movimentata vita la protagonista della serie, dai primi anni con la compagnia itinerante degli Edema Ruh - la sua famiglia - fino alle imprese più recenti (contenute nel terzo libro, che l'autore sta attualmente revisionando e che spero uscirà presto altrimenti faccio una strage...). Apprezzabile anche la tecnica narrativa utilizzata per raccontare il suo passato. E' facile cadere nella trappola di considerare il protagonista come uno dei tanti Gary Stu triti e ritriti, ma vi assicuro che non è così: la componente psicologica di Kote, mista alle sue esperienze e al suo temperamento molto particolare, lo rendono tutto fuorché il classico "talentuoso eroe super-potente che supera di una spanna tutti e riesce in qualsiasi impresa". Vorrei davvero dirvi di più, ma preferisco non rovinarvi l'esperienza, perché un universo fantasy come questo merita di essere dispiegato durante la lettura, per non rompere la poesia.
Leggetelo e poi tornate qui a raccontarmi cosa ne pensate. So che quasi 1000 pagine possono spaventare, ma vi assicuro che scorreranno come fossero il depliant di una pizzeria mentre scegliete cosa ordinare per cena a stomaco vuoto. Uno dei pochissimi libri - se non l'unico, a ben pensare - che mi ha fatto immergere a tal punto da farmi saltare la fermata dell'autobus alla quale scendo da 10 anni ogni mattina. E l'unico che in più di un'occasione mi ha emozionato così tanto da reggere a stento le lacrime.
Una Pietra Miliare.
"Il Nome del Vento" - Patrick Rothfuss, traduzione di Gabriele Giorgi, Fanucci Editore, 2008
I miei genitori danzarono assieme, la testa di lei sul petto di lui. Tenevano entrambi gli occhi chiusi. Sembravano così perfettamente contenti. Se riuscite a trovare qualcuno così, qualcuno da stringere e con cui chiudere gli occhi di fronte al mondo, allora siete fortunati. Anche se dura solo un minuto o un giorno. L'immagine di loro due che ondeggiano dolcemente al suono della musica è nella mia mente la raffigurazione dell'amore, anche dopo tutti questi anni.
"Il Nome del Vento" - Patrick Rothfuss, traduzione di Gabriele Giorgi, Fanucci Editore, 2008
La paura scaturisce spesso dall'ignoranza. Una volta compreso, rimaneva solo un problema, nulla di cui aver paura.
"Il Nome del Vento" - Patrick Rothfuss, traduzione di Gabriele Giorgi, Fanucci Editore, 2008
Le corde contro le dita mi davano una strana sensazione, come amici ritrovati che hanno dimenticato quello che li accomuna.
[Altre citazioni:
come ghiaccio infranto]
[Questo post è stato pubblicato su la Libreria Immaginaria, se vi interessa leggere altri commenti ecco il link]