_ scritto il 25.05.2014 alle ore 11:47 _
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Enzo Amorini - 19/01/1944 (Aosta)
I ruderi son
ma chi li guarda?
L'itala gente
vive codarda.
Dietro la pancia
ognuno tira
con ogni mezzo
la Patria Lira.
Il fero piombo
american dono
semina strage,
rovine e duolo.
Povera e sola
la nostra terra
mostra in ferite
le sue budella.
Gl'itali figli
vecchi cialtroni
vi frugan dentro
mille opinioni.
Nessuno lacrima
su questa terra,
scarna battuta
ridotta a merda.
Nessun vi coglie
giusto livore
tetra rampogna
per l'oppressore.
Tempo verrà
giudice fero
che i nostri morti
rideran nero.
I ruderi son,
chi più vi osserva?
L'itala plebe
vuol esser serva.
E l'itala gente
pesta e contrita
pianger dovrà
sulla sua vita.
Enzo Amorini - 27/12/1991 (Perugia)
In quella sera, solo, nella fredda stanza d'albergo, dopo aver scolato una mezza bottiglia di cattivo brandy, sfogai quella rabbia (che si era intanata nelle viscere da quell'otto settembre e che via via veniva alimentata dagli avvenimenti successivi: abbandono delle armi da parte dei nostri soldati, l'internamento in campi di concentramento, il ritorno a Verona mezzo distrutta dai bombardamenti, l'occupazione di mezza Italia da parte delle forze armate tedesche, l'oppressore) in questi brutti versi, nei quali me la prendevo con tutti ed anche con me stesso.
Mi dovete comprendere se sono stato duro ed anche se si era risvegliata in me quell'aura d'Impero esaltata dal Fascismo
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