_ scritto il 08.01.2015 alle ore 16:03 _
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Articolo "Eroi della democrazia, Dio, ipocrisie" scritto da Paolo Flores d'Arcais su
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Eroi delle libertà democratiche, pronunzia tempestivamente il presidente Hollande. È vero. Wolinski e i suoi compagni di Charlie Hebdo erano infatti libertini sessuomani, estremisti di sinistra, atei, anarchici-e-comunisti, e infine
irresponsabili, come recitava cristallinamente e orgogliosamente il sottotitolo del settimanale.
Oggi ne fanno il ditirambo governanti reazionari e giornalisti d'establishment, despoti e finte sinistre, Papi e Leghe arabe, con tassi di ipocrisia diversi e che non proviamo neppure a misurare. Meglio così, devono ora tutti allinearsi a difesa del diritto alle "enormità" con cui gli "estremisti" irresponsabili appena assassinati avevano caratterizzato le loro vite, riempito le pagine di Charlie e nutrito le nostre libertà. Mentre avevano ancora la matita in mano li hanno solo attaccati, mal sopportati, diffamati. L'elogio che obtorto collo devono farne oggi è perciò la vignetta e l'editoriale che Wolinski e Charb avrebbero potuto scrivere sull'ipocrisia del potere. Non dimentichiamolo.
La strage è stata fatta in nome di Dio, il dio monoteista, creatore e onnipotente, il Dio di Maometto, Allah il Clemente e Misericordioso (sono i primi due dei suoi novantanove nomi). L'islam dunque, ma quello fondamentalista e terrorista, si è detto. L'altro islam è una vittima, si sottolinea. Senza dubbio. Ad un patto: che questo
altro islam parli in modo forte, chiaro, senza contorsionismi semantici, e con adamantina coerenza di comportamenti.
Non basta perciò che condanni come mostruosa la strage di rue Nicolas Appert 10 (ci mancherebbe!) è ineludibile che riconosca la legittimità e la normalità democratica di quanto Charlie praticava in modo esemplare per intransigenza: il diritto di criticare tanto i fanti che i santi, fino alla Madonna, al Profeta e a Dio stesso nelle sue multiformi confessioni concorrenziali. Anche, e verrebbe da dire
soprattutto, quando tale critica è vissuta dal credente come un'offesa alla propria fede. Questo esige la libertà democratica, poiché tale diritto svanisce se dei suoi limiti diviene arbitro e padrone il fedele.
Il cristianesimo per fortuna è stato costretto a venire a patti con la democrazia laica, benché ancora non la accetti pienamente. Il fondamentalismo alberga perciò nel suo seno in dosaggi infinitamente minori di quello islamico, questo è certo e nessuna comparazione è possibile, non dimentichiamo però che sono stati cristiani militanti quelli che hanno assassinato negli Usa medici e infermieri che rispettavano la volontà di abortire di alcune donne. Donne, medici, infermiere che Wojtyla e Ratzinger hanno bollato più volte come responsabili del "genocidio del nostro tempo", nazisti postmoderni, insomma.
La laicità più rigorosa, che esclude Dio, qualsiasi Dio dalla vita pubblica (scuole, tribunali, comizi elettorali, salotti televisivi, ecc.), è perciò l'unica salvaguardia contro l'incubazione di un brodo di coltura clericale che inevitabilmente può diventare pallottola fondamentalista.
C'è davvero poco da aggiungere, sinceramente. Lo lascio qui, come una sorta di riassunto, o richiamo se volete, alla valanga di discussioni che ho affrontato su argomenti simili (basta seguire le chiavi di lettura qui sotto) e che sempre più spesso - ultimamente - mi sembrano come piccole, insignificanti foglie lanciate al vento e disperse chissà dove. Perché possiamo parlare quanto ci pare, ma intanto
là fuori c'è gente che si sente autorizzata a piantarti una pallottola nella scatola cranica perché una vignetta satirica ha vilipeso il suo amico immaginario di turno. Stiamo parlando di un sostrato talmente radicato che probabilmente l'unica strada davvero percorribile è quella rigorosa laicità di cui Flores d'Arcais parla nell'ultimo paragrafo - che mi sono preso la libertà di riportare in grassetto. Ed è quella la strada che nel mio piccolo continuerò a percorrere con i miei piccoli, insignificanti gesti, perché un cambio di paradigma, per quanto profondo possa essere, è
sempre attuato una foglia per volta, e il vento può spargerle quanto volete ma prima o poi le lascerà libere di depositarsi.