_ scritto il 08.07.2011 alle ore 15:33 _
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Grazie all'espediente letterario del ritrovarsi in un luogo (e forse in un tempo) completamente sconosciuto, Sturgeon riesce a confezionare un romanzo caratterizzato da uno strato superficiale stimolante e adagiato su una trama solida in cui si avverte un costante crescendo di tensione e curiosità. Ma è quello che c'è sotto, e che emerge quasi immediatamente, a rappresentare il vero cuore pulsante dell'opera: un'analisi incredibilmente attuale (il libro è stato scritto più di 50 anni fa) dell'umanità e della sua tendenza alla
ricerca spasmodica della superiorità nei confronti del diverso, del più debole; e della tendenza a cercare differenze sostanziali all'interno di categorie che, a ben guardare, non differiscono eccessivamente tra loro, al solo scopo di alimentare il
bisogno di prevaricare sul proprio simile.
Il costrutto su cui si basa l'intero romanzo è l'osservazione e il contatto diretto con una nuova razza di individui bisessuati, i ledom, da parte di un visitatore umano capitato nel bel mezzo di un agglomerato incredibilmente avanzato a livello tecnologico. I temi trattati hanno un altissimo valore filosofico ed etico, e spaziano dall'amore incondizionato alla religione, dalla xenofobia al sesso, passando per l'evoluzione, la musica - nel senso più viscerale e partecipativo del termine - e i rapporti interpersonali.
Alcuni tratti sociali dei ledom, sebbene fortemente utopistici, sono così giusti ed efficienti a livello culturale da risultare immediatamente auspicabili. L'affascinante rapporto con la
musica, per esempio, è uno di quelli; anche la religione adottata, fortemente caritica e votata a qualcosa di concreto, tangibile ma che al tempo stesso, per sua stessa natura, non implica alcun vincolo di obbedienza o devozione (difficile da spiegare senza rovinarvi un terzo del libro). Anche il taglio netto col passato, e la profonda adorazione dell'avvenire, per certi versi potrebbe essere considerato un tratto lungimirante, sebbene in questo caso quello che si andrebbe a perdere forse non ne giustificherebbe l'adozione.
Il punto che riguarda la religione, in particolare, fa riflettere molto, perché si collega in maniera diretta all'
evoluzione delle religioni realmente avvenuta, e mostra in maniera disarmante come al fedele e alla sua divinità sia stato interposto il
senso di colpa - soprattutto quello sessuale - e il peccato al solo scopo di ottenere su di esso un qualche tipo di potere, di controllo e di superiorità. Anche il tema del sesso è molto presente, in particolare per quanto concerne le differenze - imposte da una società in costante ricerca della diversità - tra uomo e donna, con conseguente divisione netta di usi, costumi e compiti tra i due sessi.
Un altro aspetto tutt'altro che marginale è quello tecnologico. Pensare che cinquanta anni fa qualcuno abbia concepito le soluzioni e le
tecnologie che vengono illustrate in questo libro, mi fa amare ancora di più il genere della fantascienza - soprattutto quella degli anni 50-60. Diversi colpi di scena inoltre inducono il lettore a cambiare spesso chiave di lettura, e in particolare il finale suggerisce in modo velato, e in senso figurato ma netto, che per certi versi qualche ledom potrebbe già essere tra noi.
Un capolavoro, per quanto mi riguarda. Un'opera di incredibile
valore introspettivo, che riesce a mettere più volte il lettore davanti a uno specchio su tematiche delicate e controverse, proprio come fanno queste misteriose creature tramite uno dei loro strani congegni ultra-tecnologici.
"Venere più X" - Theodore Sturgeon, traduzione di Adriano Rossi, Mondadori, 2004
«Charlie Johns» urlò incalzante Charlie Johns «Charlie Johns, Charlie Johns!» perché quello era assolutamente necessario... sapere chi era Charlie Johns, senza cedere mai neppure per un secondo, per nessuna ragione, mai.
«Charlie Johns sono io» disse in tono risentito, poi lo ripeté in tono lamentoso. Nessuno lo contraddisse, nessuno lo negò. Giaceva nella calda oscurità con le ginocchia rialzate e le braccia incrociate e la fronte premuta contro le rotule. Vedeva lampi d'un rosso cupo, ma li vedeva internamente alle palpebre, ed era Charlie Johns.
[Altre citazioni:
simbiosi musicale]
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