_ scritto il 08.02.2012 alle ore 13:10 _
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Uno dei più grossi cavalli di battaglia nell'eterna denigrazione degli atei da parte dei credenti è l'assunto - pressoché universale nei secondi - che anche il non credere sia un atto di fede perfettamente equivalente. Secondo il mio personalissimo parere non è affatto così. Le due cose non sono equiparabili allo stesso modo e la chiave è la probabilità.
Stiamo infatti confrontando due fatti che hanno una scala di oggettività completamente diversa. Da una parte abbiamo un essere supremo, onniscente, onnipresente, onnipotente, che avrebbe creato tutto - e che quindi sarebbe per definizione molto più complesso di qualsiasi cosa abbia il potere di creare. Ad avvalorare l'esistenza delle numerose versioni e caratterizzazioni di questa entità, cui fanno capo le diverse religioni presenti al mondo, non è mai stata prodotta alcuna prova scientificamente valida. Al contrario esistono numerosi studi sul comportamento tipicamente umano di creare qualcuno/qualcosa a cui aggrapparsi nei momenti di difficoltà o per spiegare fenomeni non comprensibili, per non parlare della portata delle religioni e della loro capacità di diffusione, e anche dell'indottrinamento a cui vengono sottoposti i bambini.
Quindi da un lato ci sono una valanga di prove che dimostrano in modo incontrovertibile l'origine dell'uomo, della vita e della Terra, e anche di studi e teorie che cercano di andare oltre per comprendere i molti misteri del nostro Universo. Dall'altro invece troviamo una commistione di credenze, superstizioni, asserzioni avvalorate da dogmi e motivazioni assolute accettate in modo aprioristico, come "perché è così", "perché ci credono tutti", "perché lo dice la Bibbia", "perché se non è spiegabile è opera di Dio", e via discorrendo.
Per quale oscuro motivo l'ammissione totalmente preconcetta dell'esistenza di una qualsiasi cosa dovrebbe avere un valore pari all'accettazione della sua inesistenza o in ogni caso della sua altissima inverosimiglianza?
Non credere non è affatto un atto di fede, altrimenti sarebbe un atto di fede non credere a qualsiasi cosa di non dimostrato. Io non credo che ci sia un enorme tostapane che ruota intorno alla terra, o in ogni caso sono convinto che sia piuttosto improbabile; è forse un atto di fede questo?
Il giorno in cui qualcuno mi porterà una prova tangibile dell'esistenza di qualsivoglia entità superiore, sarò ben felice di accettarla. Ma a quel punto non sarà più religione, ma scienza.