La frustrazione di un precario qualsiasi...

_ scritto il 23.01.2008 alle ore 13:37 _
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Da domani sarò, per l'ennesima volta, disoccupato per il periodo necessario al rinnovo del _favoloso_ contratto a progetto da schiavo che mi ritrovo (ferie e malattie non pagate, stipendio che mi permette appena di sopravvivere, e compagnia bella). Questo post non vuole stimolare la vostra compassione, perché fortunatamente sono una persona ottimista e che si rimbocca le maniche quando serve. Volevo invece semplicemente dipingere una sorta di affresco, un tentativo di rappresentare, anche solo vagamente, la mia frustrazione.
Ho iniziato a lavorare nel 2001, e finché vivevo con i miei genitori, la situazione non è che mi pesasse più di tanto. Ma da quando vivo per conto mio e ho delle responsabilità familiari, da quando le bollette non sono più "una cosa di cui si occupano mamma e papà" ma pesano sulle mie spalle, la garanzia nel futuro, in ambito lavorativo, è diventata una necessità. Vivere costantemente con la paura, ogni anno, di non vedere il proprio contratto rinnovato e di dover ricominciare da zero mandando curriculum a destra e a manca, è una di quelle cose che ti logora lentamente.
Una condizione del genere:
- non ti permette di fare programmi a lungo termine: ho 30 anni, sono felicemente sposato e mi piacerebbe avere un figlio, ma come faccio a garantirgli la continuità e solidità economica di cui ha bisogno per almeno una ventina di anni?
- ti costringe a continui sacrifici per paura degli "imprevisti" che, altrimenti, non potresti sostenere (basta che ti si rompe la macchina ed ecco mezzo stipendio che si volatilizza);
- non puoi permetterti di stare male perché, se quel giorno rimani a casa, non vieni pagato;
- a volte non ti consente di essere completamente autonomo, perché, anche se in piccola parte, si tende ancora a dipendere dai contributi e aiuti dei propri parenti (che si rendono conto della situazione e sono, giustamente, ben felici di darti una mano).
A 30 anni vorrei avere una mia autonomia economica e vorrei poter pensare al futuro in modo sereno. Invece non so neanche cosa farò tra un mese, figuriamoci tra 3 anni. Si vive con la costante paura di non poter andare avanti, di non poter garantire alla propria famiglia una vita tranquilla. Io fortunatamente ho una casa di mia proprietà, perché i miei genitori a loro tempo hanno rinunciato a comprarsi una bella villetta al mare o in montagna e hanno invece pensato al loro figlio (e non li ringrazierò mai abbastanza). Se non l'avessimo avuta non credo che avremmo azzardato una convivenza con un mutuo o un affitto da pagare, staremmo ancora a casa con i nostri genitori (e sono tanti in questa condizione).
Nonostante tutto mi sento felice e non mi lamento più di tanto, perché fortunatamente ho una persona magnifica accanto che mi fa dimenticare qualsiasi problema. Mi piacerebbe, un giorno, poter guardare lontano senza precipitare nel buio baratro dell'instabilità...
Darsch
Non si è più ragazzi, ma uomini.
Se serve qualcosa ci si deve arrangiare.
Se non puoi permetterti una cosa, non la avrai.
Per i punti del tuo discorso:
1) In realtà è un bene: i figli non servono a niente.
2) Ma too 'na bèla Golf, no?! (Trad: Ma comprati una bella Golf, no? <--- è ironia allo stato puro)
altri) non me li ricordo più, ma non potevano essere così gravi ;P
Inoltre "tu siete in due" e ti assicuro che non avere un mutuo... non ha prezzo. Per tutto il resto c'è necrocard!