_ scritto il 03.07.2012 alle ore 11:17 _
4172 letture
Prendere la metropolitana a Roma vuol dire:
- rassegnarsi ad aspettare: i treni sono spesso in ritardo, nelle ore di punta l'attesa media supera i 5 minuti. La gente si accumula, col risultato che il treno si trasforma in un carro bestiame. Se si ha la sfortuna di dover percorrere lunghi tratti della metro B, l'incubo è assicurato: da quando ha aperto la linea B1 i tempi di attesa si sono ulteriormente allungati, l'intera rete funziona a rilento e viaggiando in direzione Rebibbia le destinazioni dei treni sono diverse, e la tendenza all'accumulo di persone è più elevata.
- prepararsi ad una spiacevole sauna: circa il 70-80% dei treni della metro B sono "vecchio stile", completamente privi di aria condizionata. Considerato poi che in alcuni tratti il treno viaggia all'aperto, sotto al sole, potete immaginare il risultato. Non è semplicemente caldo, è una vera e propria pentola per la cottura al vapore dello sventurato passeggero. Se il vagone è mezzo vuoto, si riesce a trarre giovamento dal vento che entra dai finestrini durante la marcia. Ma se c'è folla (ovvero sempre, nelle ore di punta) il viaggio si riduce ad una lenta e appiccicosa agonia.
In caso di treno-sauna ecco qualche pratico consiglio:
a) Disporsi sempre dalla seconda porta in poi all'interno del vagone, considerando il senso di marcia. In questo modo vi arriverà l'aria dei finestrini delle file precedenti e il viaggio sarà un po' più ventilato (ma poco).
b) Le zone meno affollate sono quelle direttamente davanti ai sedili. L'ideale, oltre ovviamente a sedersi, è viaggiare in piedi proprio al centro, davanti al finestrino, reggendosi in alto. La gente tende ad accalcarsi nello spazio davanti alle porte, e io per esempio riesco sempre a leggere tranquillamente senza essere pressato come in una scatola di sardine.
c) Se il treno che sta arrivando è stra-carico aspettate qualche secondo. Prima che le porte si richiudano, sul display presente in tutte le banchine dovrebbe apparire il tempo di arrivo del treno successivo. Se è 3 minuti o meno, e - nel caso della metro B - se la destinazione è la vostra, attendete il prossimo, sarà sicuramente meno pieno.
- arrendersi al fatto che la gente non si lava: e qui c'è poco da discutere. E' un dato di fatto. L'uso del deodorante evidentemente è qualcosa di troppo avanzato e civile per alcune persone, e noi non possiamo fare altro che tapparci il naso e resistere.
Prendere l'autobus a Roma vuol dire:
- aspettare: i mezzi di superficie non sono certo messi meglio. L'attesa a volte supera il quarto d'ora, e la distribuzione delle linee sembra non essere propriamente organizzata, perché capita spesso di veder sfilare davanti agli occhi 4-5 bus della stessa linea prima che passi quello che serve a noi. Fortunatamente in molte fermate sono state installate delle pensiline che offrono un po' d'ombra e un posto dove sedersi.
- procurarsi un'imbracatura per l'ancoraggio ai sostegni: sembra che ultimamente l'Atac abbia assunto piloti di rally o Formula 1 per guidare i propri autobus. Quando non sono impegnati ad utilizzare il loro telefono cellulare, sfrecciano a tutta birra tra le strade di Roma, prendendo curve degne di Valentino Rossi e inchiodando in prossimità delle fermate. Chi ha la sfortuna di trovarsi dalla parte del passeggero, deve reggersi con tutte le forze per evitare di essere sbalzato qua e là. Le persone anziane ringraziano.
- godersi, anche qui, una bella sauna: statistiche alla mano (prendo i mezzi ogni giorno della mia vita da anni), circa 3 mezzi su 4-5 hanno l'aria condizionata spenta (presumo non funzionante, a meno che l'autistia non sia un sadico). Il problema è che, a differenza della metropolitana che, nonostante tutto, rimane un mezzo sotterraneo, l'autobus viene costantemente irraggiato dagli spietati raggi solari, raggiungendo temperature degne di un forno a microonde. A me bastano 3 fermate per essere costretto a strizzare la maglietta.
Come se non bastasse dovete anche essere dotati di discreta fortuna e capitare in uno dei pochi giorni in cui non è stato indetto uno
sciopero di qualche tipo - sia esso ufficialmente annunciato o attuato in modo subdolo rallentando volontariamente il servizio.
Ad ogni modo la cosa che più mi colpisce di tutta la faccenda è la
rassegnazione e la
stoica resistenza che caratterizzano il viaggiatore tipico.
Siamo forse talmente abituati a questo catafascio che ci sembra tutto così normale da ritenere inutile la protesta?